Vi propongo una mini serie di riflessioni composta dagli ultimi video talks del maestro e ricercatore Tiziano Grandi, che trovo interessante condividere con voi sul mio sito web e sui social. Buona visione!
Per chi volesse iscriversi al canale può farlo cliccando questo link sottostante:
Articolo del maestro e ricercatore Tiziano Grandi, per gentile concessionedell’autore
Intanto specifichiamo qui che significato ha la parola
“Cuore”: nella “Sita Upanishad” abbiamo un cuore fisico che si situa a
sinistra e uno non fisico che si trova a destra. Il centro dell’’esperienza
spirituale non è l’organo fisico. Tutto ciò che si può dire è che esso è il
nucleo del nostro essere, ciò a cui siete “identici” nella veglia, nel sogno e
nel sonno profondo, sia che state lavorando o siete nel samdhi più profondo.
In breve, il pensiero “io” è la radice di tutti i
pensieri. La sorgente del pensiero “io” è il Cuore. Il cuore non è l’organo
della circolazione sanguigna. Hridayam significa “questo è il centro”. Perciò è un
sinonimo del SE’.
La luce della coscienza sale dal Cuore attraverso il
canale della Sushumna fino a Sahasrara.
Dal sahasrara la coscienza si diffonde in tutto il corpo
e cosi, sorge l’esperienza del mondo. L’intero universo è nel tuo corpo e,
l’intero corpo è nel tuo Cuore. Perciò l’intero universo è contenuto nel Cuore.
Come il sole illumina la luna cosi il Cuore illumina la
mente. La persona comune che è assente al suo Cuore vede solo la mente, cosi
come di notte, quando il sole è tramontato si vede solo la luce della luna!
La mente di chi dimora nel Cuore invece, è fusa con la
coscienza del cuore come la luce della luna nella luce del giorno. La distinzione tra il vedente e il visto è
solo nella mente. Per chi dimora nel Cuore, la percezione è unitaria.
Nell’istante di un improvviso arresto dei pensieri, come
accade nello svenimento o nel sonno etc…. la mente torna alla sorgente al
Cuore. Questa fusione è inconscia e la persona non ne è consapevole. Se invece
entra consciamente nel Cuore ciò è detto
Samadhi.
Tu cerchi la vera conoscenza? Puoi forse trovarla al di
fuori di te? Devi trovarla dentro di te. Perciò rivolgiti all’interno. Il Cuore
è la sede della coscienza o….la coscienza stessa.
Quando la stanza è buia devi avere una lampada per
illuminarla, ma quando sorge il sole la lampada non serve più. Anche per vedere
il sole la lampada non serve. La stessa cosa per la mente. La luce riflessa
della mente è necessaria per percepire gli oggetti, ma per vedere il Cuore è
sufficiente che la mente si volga verso di esso. Allora la mente si perde in
esso e il Cuore risplende. Nella cultura cinese i segni che compongono
l’ideogramma XIN, che vuol dire sia
cuore che mente profonda significano: Porta
il sole nel Cuore.
Il Satsanga,
colui che cerca la saggezza, fa sprofondare la sua mente nel Cuore. Ma
attenzione, se la concentrazione è fatta con la mente superficiale, ossia il
cervello, avrete sensazioni di calore e mal di testa. La concentrazione va
fatta con il Cuore.
Andate direttamente alla sorgente, evitando di dipendere
da espedienti presi . la sorgente è il Cuore, il Se’.
Asana.
La posizione.
L’asana ( posizione, postura), nel Cuore da gioia, ananda. Non servono altre asanas a
coloro che sono seduti in esso. Ciò viene chiamato sukhasana, l’asana della felicità, ananda. Nella vita della
conoscenza, jnana ogni posizione va
bene poiché irrilevante. Nei testi yoga si descrivono le proprietà e i benefici
di usare come sedile una pelle di tigre, cervo, leopardo o un tappeto di lana,
cotone. Alcuni sono conduttori altri meno di magnetismo cosa che invece non
sono i moderni tappetini da yoga….ma tutto ciò non ha importanza nella via
della conoscenza, jnanamarga.
Posizione in realtà significa la saldezza nel Sé, ed è
interiore. La mente rivolta verso un unico punto è la migliore. Gli Yoga sastra descrivono varie posizioni
e i loro effetti. Perché tutte queste cose solo per conoscere se stessi? La
verità è che dal Sé nasce l’ego, confonde se stesso con il corpo, pensa
sfrenatamente e va in cerca di risposte. Cercare l’asino a cavallo dell’asino
come dicono i sufi….
Velata dall’arroganza e presunzione egocentrata il
praticante non capisce che egli stesso è il centro e la base di tutte le cose.
L’asana ha solo lo scopo di farci sedere saldi. Ma come e
quando si può rimanere saldi se non nel nostro stato reale? Questo è il vero
asana! Ottenendo la saldezza che non vacilla dalla conoscenza del fondamento,
solo il Sé è la postura stabile e immobile detto samadhi.
La mente.
Che cosa è la mente? Se si cerca di scoprirlo, non si
troverà una mente in quanto entità separata.
La mente è soltanto un fascio di pensieri . Essi
dipendono dal pensiero “io”. Scopri che il pensiero “io” è la mente. Non esiste
un’entità che abbia nome mente. A causa del sorgere dei pensieri, supponiamo
che esista qualcosa da cui sorgono e chiamiamo ciò “mente”.
Il corpo è insenziente, il Sé non sorge. Entro i confini
del corpo sorge un “io”, tra il corpo e il Sé. Viene anche chiamato “ego”,
“nodo di materia e spirito”, “legame”, “corpo sottile” e “mente”.
La mente rivolta all’interno è il Sé, rivolta all’esterno
è “ego” e il mondo. La mente non esiste separatamente dal Sé, cioè non ha un’
esistenza indipendente. Il Sé esiste senza la mente, mai la mente senza il Sé.
Sei distinto dai tuoi pensieri? Esisti senza di essi? E i
pensieri possono esistere senza di te?
La mente opera in base a un unico pensiero radice “io”.
Non esiste come entità a se stante.
La mente è soltanto l’aggregato di tutti i pensieri. I
pensieri esistono solo in virtù dell’ego, del pensiero “io”. Quindi tutti i
pensieri sono permeati di ego…..
La mente è continuamente alla ricerca di conoscenze
esterne, dimenticando la conoscenza di se stessa.
L’ondeggiare della mente è una debolezza che nasce dalla
dissipazione della sua energia sotto forma di pensiero. Se si tiene la mente
ferma su un unico pensiero, l’energia è preservata e la mente si rafforza.
Solo una mente purificata è in grado di aderire a un
metodo e di applicarsi alla sua pratica. Qualsiasi cosa voi fate in uno stato
di “sonno verticale”, con la vostra mente ordinaria non può produrre nessuno
dei risultati promessi dalla pratica poiché state praticando in uno stato di
sonno, andando così a rafforzare proprio ciò che dovreste depontenziare, il
vostro ego. Qualsiasi energia libererete
andrà a circolare nel vostro vecchio metacircuito potenziandolo di
fatto….attenzione!
L’ego.
L’ego appare e scompare ed è transitorio, mentre il vero
Sé è permanente. Benchè tu sia il vero Sé di fatto ti identifichi con il tuo
ego. Cercalo! E l’ego scomparirà. Rimarrà solo il vero Sé. Lo scopo della
ricerca è trovare il cercatore stesso….
L’ego viene descritto come costituito da tre corpi,
grossolano, sottile e causale, ma solo ai fini di una esposizione analitica. Se
il metodo di indagine dovesse dipendere dalla forma dell’ego, potresti supporre
che l’indagine sia del tutto impossibile, perché le forme che l’ego assume
sono….legioni. Perciò, ai fini della
ricerca del Sé, devi basarti sul fatto che l’ego ha una unica forma, l’ ahamvritti (il pensiero io). Anche se
il concetto “io o “io sono” è detto ahamvritti non è in realtà una
modificazione (vritti) come le altre modificazioni mentali. Infatti,
a differenza delle altre Vrittis che non sono essenzialmente interconnesse,
l’ahamvritti è ugualmente ed essenzialmente collegata con ogni singola vrittis
mentale!
La ricerca dell’ahmavritti non è solo la ricerca della
base di una delle tante forme dell’ego, ma della sorgente stessa da cui deriva
il senso “io sono”.
Investigare la sorgente dll’ahmavritti va a toccare
l’esistenza stessa dell’ego. Quindi la sottigliezza delle forme dell’ego non è
rilevante…..
Da un punto di vista pratico l’ego ha soltanto una
caratteristica. L’ego serve da collegamento tra il Sé, che è pura conoscenza e
il corpo fisico, che è inerte. Perciò
l’ego viene indicato come il nodo tra coscienza e il corpo inerte. Investigando
la sorgente dell’ego, scopri il suo aspetto essenziale di coscienza. Per questo
motivo l’indagine porta alla realizzazione della pura coscienza di Sé. L’ego è
il piombo dal quale l’esperto alchimista estrae l’oro.
La meditazione, le varie pratiche psicofisiche sono
possibili solo finchè sussiste l’ego. C’è l’ego e l’oggetto su cui si
medita. È quindi un metodo indiretto,
perché il Sé è uno. Se invece si cerca l’ego, cioè il cercatore stesso, ovvero
la sua sorgente, l’ego scompare e ciò che rimane è il Sé. Questo è il metodo
diretto.
Si deve imparare da subito a controllare la mente
instabile grazie al controllo del respiro. La mente si può controllare anche
con i mantra. Cosi le sillabe, la mente e il respiro diventano una cosa sola.
La mente e il respiro, che si manifestano come Coscienza
e Azione, sono due diramazioni dello stesso potere. La mente è il cavaliere e,
il respiro il cavallo. Il pranayama
è tenere a freno il cavallo. In questo modo però anche il cavaliere è tenuto a
freno! Controllare il respiro e volgerlo all’interno.
Questa tecnica è utile per chi non è in grado di
controllare direttamente i pensieri. Ha la stessa funzione dei freni
dell’automobile. Un corpo galleggiante
non affonda se non si usano metodi adatti. Il pranayama rende la mente
tranquilla. La mente deve essere vitale e, la meditazione va praticata con
assiduità il che vuole dire: medita come fosse vita appassionata e vivi come fosse meditazione profonda. Questo vuol dire saper usare ogni momento,
gesto della vita quotidiano come oggetto di presenza nel “qui ed ora”. Quando
mangio…mangio; quando cammino…cammino etc.. non è da intendere solo la pratica
dello star seduti alcune ore al giorno su di un cuscino!
Nessuna meditazione su un qualsiasi oggetto è utile.
Meditando su un oggetto, concreto o astratto distruggi il senso di unità e crei
dualità. C’è un meditatore, la
meditazione e un oggetto su cui meditare….3!
Volgi quindi l’attenzione verso colui che vede, che è la
sorgente del tuo io e scoprilo. Sino ad ora hai studiato l’oggetto non il
soggetto. Scopri che cosa designa la parola “io”.
La ricerca di Sé è di per se stessa: mantra, japa, yoga e tapas…
Mouniji Maharaji
Mouniji Maharaji, che vuol dire “Colui che insegna senza parlare” visitato da Tiziano Grandi per l’ultima volta nel 2006 poco prima della sua morte a 111 anni….. Mouniji non aveva ahsram, pratiche, allievi…era solo ciò che è e con la sua sola presenza trasmetteva ciò che c’era da trasmettere. Se il guru è in silenzio, la mente del ricercatore si purifica da se. Il silenzio di un realizzato è potentissimo. Egli irraggia onde di influsso spirituale che attirano le persone a lui. Non ha bisogno di andare tra la folla. Se occorre può farlo usando altre persone come suoi strumenti. Il guru rimane in silenzio e in tutti si diffonde la pace. Il suo silenzio è più vasto ed eloquente di tutti gli sastra messi insieme. Il lavoro che si compie interiormente non si vede!
Il silenzio.
La più elevata forma di grazia è il silenzio. E’ anche il
supremo insegnamento spirituale. Tutti gli altri insegnamenti derivano dal
silenzio e sono secondari. Il silenzio è l’insegnamento originario. Se il guru
è in silenzio, la mene del ricercatore si purifica da se!
Mouniji maharji, colui che insegna senza parlare, mio
ultimo “maestro” è stato un esempio vivente di ciò.
Non parlava, non insegnava, non aveva un ashram ne
allievi….eppure….eppure…..bingo!
Mauna, silenzio è il diksha migliore
e più potente. L’iniziazione attraverso lo sguardo, il tocco etc…sono di
livello inferiore. L’iniziazione silenziosa trasforma il “Cuore”.
Il silenzio di un individuo realizzato è potentissimo.
Egli irraggia onde di in-flusso spirituale che attirano le persone a lui. Eppure
può stare seduto in una grotta mantenendo assoluto silenzio come appunto
Mouniji Maharaji. Non ha bisogno di andare tra la gente.
Il silenzio parla senza interruzione. E’ il flusso
perenne del linguaggio che viene interrotto dalla parola. Ad esempio l’elettricità
scorre liberamente nel filo. Quando c’è resistenza, abbiamo la luce della
lampadina o il girare di un ventilatore. Ma, nel filo, è sempre presente la
corrente elettrica. Allo stesso modo, il silenzio è la corrente del linguaggio
ostruita dalle parole…
Senza i pensieri si comprendono gli altri attraverso il
linguaggio del silenzio. Ciò che si può continuare a non comprendere in anni di
dialogo, può venire compreso istantaneamente attraverso il silenzio.
Il silenzio del guru è più vasto ed eloquente di tutti
gli sastra (scritture sacre),messi insieme.
Il lavoro che si compie interiormente non si vede!